
Lati positivi:
- Non ho a che fare con Trenord
- L’ ufficio domestico è meglio di quello aziendale
- Ogni tanto riesco a fare anche mezzo post sul blog
Proudly debugging the system since 1981
Contesto: classe Java, framework Wicket (ma non è significativo), IDE Intellij.
Quale sarà mai il motivo percui, un anonimo programmatore che mi ha preceduto, può aver pensato che avesse senso fare un metodo privato, che nel nome richiama l’idea di un factory method, che ritorna un campo della sua stessa classe?
E poi perchè commentarlo con // (5) ?
Continua a leggerecialtróne s. m. (f. -a) [etimo incerto]. – Persona volgare e spregevole, arrogante e poco seria, trasandata nell’operare, priva di serietà e correttezza nei rapporti personali, o che manca di parola nei rapporti di lavoro. Anche, con sign. attenuato, persona sciatta nel vestire e nel portamento, o che nel lavoro sia solita fare le cose in fretta e senza attenzione.
Il mio hoster (OVH) una decina di giorni fà ha deciso unilateralmente di spegnermi il VPS. Certo non subito, ma non è stata certo una cosa gradita. Utilizzavo da tempo il pacchetto “VPS Classic 2014” che hanno deciso di dismettere. Il nome in effetti non fa intendere che sia un offerta all’ultima moda. Ma ci avevo perso un bel pò di tempo a configurarmelo a mio piacere, come si può leggere sotto a partire da questo articolo e successivi seguendo il tag VPS.
Dopo quasi 5 anni devo dire che la configurazione si è rivelata efficace e non mi ha mai dato particolari noie. Solo qualche update ogni tanto dei pacchetti.
Ora però non avevo voglia di rifare tutto da capo, la macchina non era clonabile sulla nuova piattaforma e cosi mi son fatto tentare da un configurazione pronta con pannello amministrativo, virtualmin, che devo dire ha reso la migrazione facile e veloce. Ed ha praticamente tutto. Vedremo se durerà altrettanto.
L’unica cosa che non ho riconfigurato è una vpn, ma ci sarà sicuramente da qualche parte un plugin. Seguirà post se ne vale la pena.
Create Native iOS and Android Apps with JavaScript
Open source framework for building truly native mobile apps with Angular, Vue.js, TypeScript, or JavaScript.
Sorgente: Native mobile apps with Angular, Vue.js, TypeScript, JavaScript – NativeScript
AutoVer is a configurable automatic or real time backup and personal versioning system. It can be used as a simple real time backup or as a more complex, but transparent version control system (like a realtime incremental backup). The beauty of this system is that once you set it up (which is extremely simple) it does everything. No remembering to backup or to check in or check out files. Every time you save a file it is copied to your backup folder, drive or FTP server. You can include and exclude certain files and browse the backups with the Backup Explorer.
Great for backing up (or one way synchronising) your work or home documents to flash memory or saving every change you make to your source code or image files.
A lightweight powerful flow control component enabling reliability and monitoring for microservices. (????????????? Java ?) – alibaba/Sentinel
As distributed systems become increasingly popular, the reliability between services is becoming more important than ever before. Sentinel takes “flow” as breakthrough point, and works on multiple fields including flow control, circuit breaking and system adaptive protection, to guarantee reliability of microservices.
Sentinel has the following features:
- Rich applicable scenarios: Sentinel has been wildly used in Alibaba, and has covered almost all the core-scenarios in Double-11 (11.11) Shopping Festivals in the past 10 years, such as “Second Kill” which needs to limit burst flow traffic to meet the system capacity, message peak clipping and valley fills, circuit breaking for unreliable downstream services, cluster flow control, etc. […]
Sorgente: alibaba/Sentinel
Diversamente da quanto detto nella puntata precedente mi sono concentrato sul verificare l’algoritmo di codifica della password, realizzando un programmino allo scopo:
package net.b0sh.yiCameraClient.test;
import javax.crypto.Mac;
import javax.crypto.spec.SecretKeySpec;
import java.security.InvalidKeyException;
import java.security.MessageDigest;
import java.security.NoSuchAlgorithmException;
import java.util.Base64;
public class EncryptionTest {
public static void main(String[] params) {
String toBoFound = "OMESSO";
String cleanPassword = "OMESSO";
byte[] secret = "secret".getBytes();
if (digest(cleanPassword, "SHA-256").equals(toBoFound)) {
System.out.println("success");
}
if (digest(cleanPassword, "SHA-1").equals(toBoFound)) {
System.out.println("success");
}
if (digest(cleanPassword, "MD5").equals(toBoFound)) {
System.out.println("success");
}
if (hmac(cleanPassword,"HmacSHA256",secret).equals(toBoFound)) {
System.out.println("success");
}
}
private static String digest(String password, String alg) {
try {
MessageDigest md = MessageDigest.getInstance(alg);
byte[] bytes = md.digest(password.getBytes());
System.out.println(alg + " Bytes " + new String(bytes));
System.out.println(alg + " Base64 " + new String(Base64.getEncoder().encode(bytes)));
return new String(Base64.getEncoder().encode(bytes));
} catch (NoSuchAlgorithmException e) {
System.out.println("NoSuchAlgorithmException");
return "";
}
}
private static String hmac(String password, String alg, byte[] secret) {
try {
SecretKeySpec keySpec = new SecretKeySpec(secret, alg);
Mac mac = Mac.getInstance(alg);
mac.init(keySpec);
mac.update(password.getBytes());
byte[] bytes = mac.doFinal();
System.out.println(alg + " Bytes " + new String(bytes));
System.out.println(alg + " Base64 " + new String(Base64.getEncoder().encode(bytes)));
return new String(Base64.getEncoder().encode(bytes));
} catch (NoSuchAlgorithmException e) {
return "";
} catch (InvalidKeyException i) {
return "";
}
}
}
Avendo definitiva conferma che l’algoritmo utilizzato è HMAC SHA256, quindi un hash “salato” con un segreto. Il problema quindi resta individuare il segreto. HashCat pare supportare il bruteforce del sale dell’HmacSHA256. Qualcuno ha qualche PetaFLOP da prestarmi?
Premessa: dopo 2 mesi di totale mancanza di notifiche push sull’applicazione per cellulare, motivazione principale per la quale ho iniziato questo progettino, dal primo marzo sono tornate a funzionare. Ovvio. Ma comunque ho iniziato, vediamo dove si riesce ad arrivare.
Login
L’applicazione, durante tutto il dialogo col server setta i seguenti headers
x-xiaoyi-appVersion: windows;10;0
User-Agent: YIHomePCClient/1.0.0.0_201811201000 (Windows 10.0)
Connection: Keep-Alive
Accept-Encoding: gzip
Accept-Language: it-IT,en,*
E per prima cosa fa una chiamata GET all’endpont: https://api.eu.xiaoyi.com/v4/users/login con parametri :
Il primo obbiettivo è quindi capire come viene codificata la password. A prima vista serve un URL decode ( https://www.urldecoder.org/ ) e si ottiene quella che sembra essere una stringa in base64. Piccolo problema: decodificando il base64 non ottengo la password che mi aspetto. Anzi si ottiene una stringa più lunga, forte indizio di una effettiva codifica o hashing.
La lunghezza, di 16 byte, sembra compatibile con l’hash in MD5 ed esclude algoritmi di hashing più recenti (SHA*), ma il risultato dell’hash della mia password non è uguale al dato che mi ritrovo. Che ci abbiano aggiunto del sale?
Purtroppo anche una ricerca nell’archivio di MD5Online non ha dato risultato.
Il risultato della chiamata (al momento comunque inutile) è un JSON:
{
“code”:”20000″,
“data”:{
“birthday”:””,
“token_secret”:”<token1>”,
“img”:””,
“flag”:true,
“name”:”simoneb0sh”,
“mobile”:””,
“last_name”:””,
“userid”:<useridnumerico>,
“first_name”:””,
“account”:”<nomeaccount>”,
“email”:”<emailaccount>”,
“token”:”<token2>”
}
}
Nella prossima puntata qualche prova per vedere come diverse password vengono codificate e se la codifica cambia nel tempo, indice di una “salatura” variabile in funzione di data e ora.
Se la codifica invece rimanesse stabile, pur non sapendo come funziona si potrebbe ignorare il problema e andare avanti comunque, anche se l’utilizzo del client che si andrebbe a realizzare sarebbe molto più complesso.
Per intercettare e decodificare al volo il traffico HTTPS servono una serie di strumenti un pò più border-line per realizzare quello che si chiama attacco Man In The Middle, ovvero il più grosso buco nel sistema che dovrebbe farvi sentire sicuri su internet. Il problema è noto da anni, si è fatto molto per mitigarlo, ma avendo accesso da amministratore al computer della vittima (che in questo caso è me stesso) è ancora possibile decifrare tutto in tempo reale.
Il principio di base è che una comunicazione cifrata dal client A al server B non è comprensibile da nessun altro al di fuori di A e B, ma se inseriamo l’attaccante M e al client A facciamo credere che M sia il server e al server B facciamo credere che M sia il client il canale sicuro si interrompe e M è in grado di leggere in chiaro sia le interrogazioni di A che le risposte di B.
MITMProxy svolge il ruolo di M alla perfezione, ma è un proxy con un certificato crittografico selfsigned, che quindi l’applicazione che dobbiamo analizzare dovrebbe usare di sua spontanea volontà e permettere di ignorare l’evidente problema del certificato selfsigned. Ovviamente non è cosi (oggi, nel 2019, qualche anno fà c’era molta meno attenzione).
Per quest’ultimo problema c’è nella documentazione del progetto la strategia di risoluzione. In buona sostanza bisogna installare nel truststore del computer il certificato finto ponendolo alla stesso livello di affidabilità di una certification authority nota. L’operatività cambia per browser e sistema operativo ma è tutto spiegato sul sito.
Poi per “costringere” l’applicazione ad usare il proxy, ora ritenuto affidabile, bisogna trasformalo in un transparent-proxy, cosa abbastanza facile in sistemi linux, ma non prevista su windows. Si risolve con Proxifier che permette di scegliere quale traffico debba passare attraverso il proxy e quale no.
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