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Da Plex a Jellyfin

Plex tra un po’ ( 29 Aprile 2025 ) cambia alcuni prezzi.

Info qua

Quello che interessa a me e’ che fino ad oggi era possibile fare streaming dei propri media, siano essi foto, musica o video, anche fuori dalla rete locale, sulle app o via web senza pagare un abbonamento. Bastava aprire un paio di porte sul proprio router e il cloud di Plex faceva la magia. L’unico costo era per la sola app per smartphone e si trattava di un costo singolo per avere lo streaming dei media fuori dalla rete locale.

Ora invece per poter fare streaming fuori dalla propria rete bisogna pagare un abbonamento. E per ascoltare o vedere le MIE cose mi sembra un po’ un’assurdità.

L’alternativa che ho trovato, e parzialmente sperimentato e’Jellyfin. Che e’ completamente open source e non dovrebbe iniziare a monetizzare sui suoi utenti solo perché qualche stratega aziendale dice che e’ il modo giusto di fare.

Che poi va anche bene far pagare un servizio, ma nel caso di Plex si tratta di poco più un dynamic dns venduto a 2 dollari al mese.

Ritornando a JellyFin si installa facilmente su Raspberry PI ma per avere i propri media accessibili ovunque la faccenda e’ un po’ più complicata non avendo un cloud a supporto.

Prima cosa bisogna individuare un servizio di DNS dinamico, dando per scontato che la maggior parte degli utilizzatori domestici non ha un IP statico e che quindi ad ogni riavvio del router questo cambia.

FREEDNS.afraid.org ha una interfaccia orribile anni 90, ma funziona con un semplice script curl pianificabile nella crontab del Raspberry.

E questo punto esponendo le porte di Jellyfin sul router (8096 e 8920) siamo quasi a posto.

Rimane qualche raccomandazione, essendo esposti su internet settiamo una password bella complicata e NON utilizziamo la connessione in http per farla passare o qualcuno potrebbe intercettarla.

E qua iniziano i problemi un po’ piu’ complicati. Jellyfin espone un servizio https sulla 8920 ma non ha un certificato e non e’ integrato con LetsEncrypt per l’aggiornamento automatico.

La soluzione che ho adottato io e’ di generare un certificato selfsigned di durata molto lunga, di creare un sottodominio sul mio VPS, agganciare questo al rinnovo automatico di LetsEncrypt e di fare reverse proxy verso Jellyfin. In questo modo i client si trovano un certificato firmato e valido, mentre tra i due server (VPS e Jellyfin) la comunicazione e’ comunque protetta da crittografia e in internet non passano password in chiaro.

Per far digerire ad Apache2 un certificato selfsigned solo per il virtualhost dedicato a Jellyfin ho inserito le direttive:

SSLProxyVerify none
SSLProxyCheckPeerName off
SSLProxyCheckPeerCN off
SSLProxyCheckPeerExpire off

Il tutto fa un giro un po strano, mi consuma la banda del VPS (che pero’ tanto non pago a consumo), ha una difficoltà tecnica che non e’ proprio per tutti pero’ funziona.

Un addio a twitter

Già da tempo avevo ridotto il mio account di Twitter solo ad uno strumento di lettura dei contenuti altrui, ma non voglio più contribuire neanche alle statistiche di screen time di questa applicazione ne ad altri progetti del suo proprietario.

La notizia scatenante seppur non confermata, ma neanche smentita, è la seguente:

https://apnews.com/article/russia-chechnya-kadyrov-cybertruck-musk-33b123d4bd7fe0036e80952026a54a74

Ho sempre rispettato la capacità di innovare concretamente del tizio, perdonandogli anche qualche sparata sopra le righe ma negli ultimi mesi ha veramente superato ogni linea rossa.

In breve, se tra qualche giorno cercate b0sh su Twitter e trovate qualcuno non sono io.

Degooglizzazione

Essendomi recentemente iscritto a mastodon ci ho trovato un (piccolo) gruppo di persone, che vuoi perchè si ricordava com’era il web, vuoi per fastidio rispetto alle azioni di monopolizzazione della grande G ha iniziato attivamente a fare qualcosa e creare alternative. Il progetto è molto buono, spero cresca includendo anche chi non percepisce il problema cosi come lo percepisco io.

Forse la cosa più evidente è davvero mastodon, ma il fediverso non è solo Mastodon, e comunque contribuire al fediverso non basta per non essere ostaggi di Google, Apple, Facebook e MS.

Quest’ultima cosa, il non essere ostaggio, è quello che mi ha mosso maggiormente verso il crearmi alternative o piani B.

Non credo che sia sano, giusto e sicuro, che l’identità digitale e quindi primariamente email, ma anche siti web e profili social siano in mano a qualcuno che, con la scusa di offrirceli gratis, li puo di fatto spegnere quando vuole.

Qualche lettura e quale progetto che reputo interessante sull’argomento:

  • Degooglizzazione una sorta di manifesto
  • Mastodon.uno la principale istanza italiana di mastodon, su cui sono presente anche se più che altro leggo e basta
  • Bookwyrm.it un posto dove scoprire e recensire libri, sempre parte del fediverso. Non sono iscritto al momento, ma credo che lo farò a breve
  • ActivityPub il protocollo alla base del fediverso

Cambio VPS e provider

Ho fatto un pò di manutentenzione e ho ricreato da zero il server virtuale che ospita questo blog, un qualche altro progetto personale e la mia mail.

Sono stato per tanti anni cliente di OVH, anche se ad un certo punto mi ha letteralmente bruciato il server. Non in senso figurato.

Dovendo però rifare il server, che per vari motivi non era più aggiornabile e stava diventando un rischio, ho scelto di provare un altro provider.

Percui da questa mattina il tutto viene erogato tramite un VPS di IONOS. Per l’occasione sono passato ad un dual-core con piu spazio di archiviazione. In realtà, viste le esigenze di CLAMD, avrei preferito più memoria RAM invece che piu spazio su disco ma nessuno offriva la configurazione che avrei voluto ad un prezzo ragionevole.

Il tutto rimane gestito dall’ottimo Virtualmin, con poche personalizzazioni. Non avendo cambiato piattaforma di gestione è stato facile backuppare i virtual host da una parte e ripristinarli dall’altre.

Perche’ ho cancellato tutti i contenuti da Google Maps?

Perche recentemente alcuni contenuti sono stati oggetto di de-pubblicazione senza spiegazione.

La cosa e’ particolarmente stupida perche alcuni contenuti rimossi sono stati visibili per anni accumulando piu 100.000 visualizzazioni.

La cosa inoltre e’ particolarmente irritante per chi produce contenuti perche non viene specificato quale delle mille regole sui contenuti si e’ accusati di aver violato.

Sapendo di non aver violato nessuna norma di buon senso, non aver detto il falso e non aver offeso nessuno ho concluso che e’ meglio non contribuire a questa piattaforma.

Poi, anche, la completa arbitrarieta’ e lo squilibrio di forze a cui ci si sottopone quando si interagisce con gli OTP da tempo mi risulta poco sopportabile.

Forse tornero a scrivere opinioni e valutazioni qua, quando ne vale la pena farlo. Ovviamente non in caso la valutazione sia un 4 stelline di cortesia.

Installiamo home-assistant

Oramai seguo il filone della de-cloudificazione … anche perchè di gente che parla di cloud, di come è bello e di quanto è vantaggioso ce ne sono finche volete. E perchè un altro servizio cloud mi ha fatto arrabbiare. Alexa di Amazon in particolare.

Volevo programmare l’accesione di una luce esterna, dopo il tramonto, qualora avvenisse il rilevamento di movimento di un sensore infrarossi.

Bene, mi procuro una spina wifi. Il sensore già ce l’ho, lo sposto dallo studio ad una opportuna posizione esterna, lo rinomino per non avere dubbi dove sia tra qualche mese e qui si rompe Alexa. Il sensore rinominato sull’app di Xiaomi non appare più tra i dispositivo noti ad Alexa. E non c’e’ nulla da fare. Cerca nuovo dispositivo fallito. Rimuovi la Skill, rimetti la Skill … alla fine sparisce anche l’altro sensore.

E non c’è nulla di più frustrante per chi mette crea e mette a posto sistemi informativi, come l’autore di questo post, che non avere nessuna possibilità di intervento. Nessun log, nessun errore, nessuna configuazione da aggiustare, nessun codice da debuggare. Niente il tuo sensore IR è sparito, non si sà perchè e puoi solo sperare che riappaia.

La soluzione? Gestiamoci la domotica in locale con Home-assistant. Normalmente si installerebbe su un Raspberry, ma ho un PC x86 sempre accesso con potenza e spazio di archiviazione in eccesso percui scelgo la via della virtual machine.

Probabilmente drovò flashare le webcam e forse non solo. Ma vediamo che succede.

Documenterò soprattutto cosa va male e cose non è come sulla documentazione ufficiale ed, eventualmente, il risultato finale se positivo. Per ora sono partito da qua https://www.home-assistant.io/installation/#generic-x86-64

RoundCube e BlueMail

sono due simpatici client, anche fatti bene ma la prima cosa e’ che manca la possibilita’ di impostare delle regole. Su android non ho trovato un client che permetta di impostare delle regole in escuzione all’arrivo della posta. Al massimo c’e’ un secondo antispam.

Sono abbastanza stupito dalla cosa, ma fortunatamente e’ possibile impostarle lato server e la cosa e’ piu o meno risolta.

RoundCube ha anche una bella interfaccia, e’ veloce e tutto… pero’ boh… le regole potevano metterle.

Anche per addestrare l’antispam non c’e’ una possibilita’ nativa, bisogna sempre aprire l’interfaccia di webmin/usermin e dare in pasto il pacchetto di mail a spamassassin.

ClamAv e’ pesantissimo

Ok, ve bene una scansione antivirus serverside risolver un sacco di problemi. Ma clamav mi ha causato una raffica di kernel panic per memoria esaurita (2GB) e anche aggiungendo 3GB ulteriori di swap ha la fantastica capacita’ di ammazzare tutto.

Ogni istanza occupa un giga. L’aggiornamento automatico pure. Basta che arrivano 2 mail mentre effettua l’aggiornamento e si inchioda tutto.

Forse in modalita client/server funziona meglio. In modalita just in time non e’ un antivirus, e’ un denial of service.

P.S.: In modalita client/server funziona effettivamente meglio e ha retto 2 giorni di mail senza schiantare male. Comunque 2GB di ram e 3GB di swap sembrano essere il minimo per farlo girare benino. Insieme a tutto il resto, ovvio.

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